Agesci - Gruppo Scout - Catania 5           

         

  "Benvenuto"          "Welcome"          "Bienvenue"          "Wilkommen"          "Benvindos"

        

Parrocchia   Immacolata   ai   Minoritelli   via G. Clementi 11 Catania

 

    Home

    Clan

    Capitoli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CLAN  IL   FARO

 

 

Capitolo

L’importanza di Essere Cittadini

Quante volte ci siamo chiesti: “Quanto vale il mio voto?”, “Quanto valgo io nell’apparato statale?” e quante volte abbiamo cercato di dare una soluzione prematura, come la fatidica frase: “Tanto non cambia niente!”. Noi, Clan “Il Faro” del gruppo scout Catania 5, abbiamo trattato il sopraccitato argomento per cercare una risposta a queste domande e, quindi, per assumerci un maggior carico di responsabilità al riguardo. Abbiamo intrapreso questo percorso con una conoscenza esigua della nostra Carta Costituzionale, se non nulla. L’iter è stato impostato sulla base di 4 Principi Fondamentali, ritenuti da noi funzionali al raggiungimento del suddetto scopo: artt. 1, 3, 4, 9 Cost. Abbiamo altresì ospitato nella nostra sede tre persone che ci hanno aiutati in questo interessante quanto misterioso capitolo. Il primo ospite è stato un sindacalista, A. A., il quale, dopo una disamina di matrice storica riguardo la genesi della Costituzione, ci ha parlato dell’art.1 in tutti i suoi aspetti.

Art.1

“L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Il suo intervento è stato importante non solo per la nostra preparazione in merito a conoscenze giuridico - sociali, ma anche per averci indirettamente offerto un ulteriore, ma fondamentale, stimolo per un miglior proseguimento del percorso. Ci ha insegnato che il primo articolo contiene due principi oltremodo importanti: il principio democratico, che riconosce l’eguale diritto dei cittadini di prendere parte alla vita politica, economica e sociale del Paese; e il principio lavorista, in quanto il lavoro rappresenta il fondamento della Nazione e della dignità dell’uomo. Successivamente abbiamo invitato ad una delle nostre riunioni un membro di Officine Culturali, F. M., con il quale abbiamo confrontato le nostre opinioni circa l’art. 9.

Art. 9

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Questo articolo promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela i beni culturali ed il paesaggio; quest’ultimo profondamente modificato dall’opera non sempre positiva dell’uomo che ha adattato l’ambiente alle proprie esigenze, operando su di esso una serie d’interventi che nell’ultimo secolo hanno compromesso radicalmente la capacità rigenerativa dell’intero pianeta. Abbiamo capito che “il nostro ruolo è prendere, capire e conservare il patrimonio culturale per non interrompere la catena delle responsabilità e, quindi, per far parte di una comunità consapevole”. Dal dibattito è emerso il fatto che persiste nel tempo un fenomeno di povertà educativa, legata alla povertà assoluta. Chiedendo inoltre se ci fosse una cultura da salvaguardare con maggiore attenzione rispetto ad un’altra, ci siamo resi conto che non esiste una differenza, ma anzitutto uno spirito critico: qualunque prodotto artistico è cultura a prescindere dalle varie ideologie. Abbiamo organizzato il terzo incontro invitando un avvocato, M.V., il quale ci ha parlato dell’art. 4, facendo riferimenti trasversali all’art.3.


Art. 4

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Il principio lavorista, affermato solennemente all’art.1, viene ribadito più specificatamente in questa disposizione, la quale riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e sancisce l’obbligo della Repubblica a creare le condizioni per renderlo effettivo. Tuttavia non dobbiamo intenderlo come una pretesa ad ottenere dallo Stato un posto di lavoro, ma come divieto per lo Stato stesso di prevedere norme che limitino la libertà di esercitare qualsiasi attività lavorativa libera e lecita. Il diritto al lavoro, però, corrisponde anche al “dovere” di lavorare che non significa costringere il cittadino a lavorare, né limitare la libertà di scegliere l’attività da svolgere, ma rappresenta un mirato monito per noi cittadini a non ricorrere a forme di parassitismo economico e sociale. Tuttavia abbiamo posto maggiore attenzione al secondo comma, con particolare riguardo alle espressioni: “progresso materiale” e “progresso spirituale”. Su quest’ultima abbiamo ampiamente disquisito arrivando ad intenderla non come una forza che nasce solo da motivi religiosi, ma anche da una responsabilità individuale dipendente dalle proprie possibilità e competenze. Con l’obiettivo di capire cosa la gente pensa o sa a proposito della Costituzione, il nostro Noviziato ha fatto un’inchiesta con otto domande e quattro possibilità di risposta. I risultati parlano da sé: una buona parte della gente incontrata non conosce la Costituzione (24,5%), non contribuisce nè al progresso materiale (47,25%), né a quello spirituale (42,25%). Inoltre ritiene che la sovranità non appartenga al popolo (64%). Il nostro scopo è adesso il conseguimento non solo di una posizione o di una prospettiva per ognuno di noi, ma anche il potere fare qualcosa per gli altri, consapevoli che, una volta presa una posizione, ci troveremo su un gradino superiore nella scala verso la Felicità. Abbiamo voglia di metterci in gioco servendo come cittadini il nostro Paese; essere, cioè, individui su cui tutti possono contare, cittadini che contribuiscono al progresso spirituale del Paese, mattoni robusti nel palazzo comune. Riconosciamo la difficoltà di trovare una soluzione unitaria (che può rientrare nelle nostre competenze e capacità) ai problemi dello Stato, ma vogliamo “buttarci dentro” questo mondo che è il nostro, consci del fatto che siamo parte di una catena di responsabilità e che noi stessi dobbiamo fare attenzione a non spezzarla.

È l’Inghilterra un giardino, e non si fanno tali giardini cantando: «Oh, quanto è bello!» e sedendosi all’ombra, mentre persone migliori iniziano le loro vite operative strappando erbacce con coltelli da cucina un po’ sdentati.

Rudyard Kipling, La gloria del giardino
Poesie, Newton-Compton, 1996